Seguendo i principi di Charles Darwin, i vigneti Moletto sono usciti vincenti dalla recente siccità.
Il vecchio pozzo contadino
Il benessere dei vigneti Moletto si legge attraverso un "occhio" speciale: è l'acqua del pozzo che si trova in uno dei cortili dell'azienda agricola.
Se, nonostante la siccità imperante e il sole che dardeggia implacabile, nel pozzo c'è acqua e il suo livello si mantiene costante, significa che le viti possono stare tranquille, il caldo non le spaventa. E' ciò che è appena accaduto nelle recenti settimane. Mentre in tantissime aziende, in tutt'Italia, si è faticato per irrigare i vigneti, con turni massacranti di giorno e di notte, nelle campagne dell'azienda Moletto le piante hanno retto alla calura senza ricevere una goccia d'acqua in più. "Perché – precisa Giovanni Stival – da noi l'irrigazione proprio non è possibile. Non esiste vicino alle nostre proprietà, un canale o un fiume, dai quali poter attingere, né si è pensato ad impianti di soccorso. Una condizione che a qualcuno potrebbe sembrare infelice ma che invece ha consentito alle nostre piante di adattarsi in modo straordinario".
Darwin e l'uva
Del resto l'aveva pur detto, in tempi non sospetti, uno scienziato di nome Charles Darwin: l'evoluzione passa attraverso l'adattamento. I vigneti Moletto han dovuto far fronte alla mancanza d'acqua in superficie. Sviluppando un apparato radicale che riesce a raggiungere l'umidità celata nel sottosuolo. "Grazie anche alla natura dei nostri terreni, l'umidità non è mai venuta a mancare - sottolinea Giovanni Stival – la pianta non ha patito lo stress idrico ed i grappoli sono maturati in modo omogeneo".
Solo la chimica indispensabile
L'andamento climatico, per quanto bizzarro, ha avuto effetti sorprendenti. In primavera la pioggia c'è stata e questo ha consentito un ottimo sviluppo del fogliame, la formazione dei grappoli e la loro crescita. I vigneti sono giunti in condizioni eccellenti alle soglie dell'estate e ciò ha permesso loro di attraversare i mesi siccitosi senza risentirne in modo particolare. Anzi, l'assenza di umidità è stata direttamente proporzionale all'assenza di malattie. Perciò sono stati ridotti in modo drastico i trattamenti chimici, limitati all'essenziale. Seguendo l'antica saggezza contadina, sovente nell'arco della settimana Giovanni andava a controllare il livello del pozzo: la falda si manteneva costante, dunque le viti non pativano.
E, ora, la vendemmia...
L'anticiclone fermo sopra l'Europa per un paio di mesi ha portato le uve ad una eccezionale maturazione, con gradazioni zuccherine così sorprendentemente elevate da richiederne la raccolta anticipata -specie per le varietà a bacca bianca- per impedire che il grado zuccherino continuasse a salire a discapito dell'acidità. In cantina infatti la vendemmia è stata decisa giorno dopo giorno valutando costantemente i test che quotidianamente sono stati effettuati 'in campo'. E' l'ulteriore riprova che il lavoro gomito a gomito con Madre Natura non è mai standard e ripetitivo, bensì deve rinnovarsi di volta in volta davanti alle nuove situazioni che si presentano.
Cosa fermenta nei tini?
Le primissime valutazioni svolte da Giovanni Stival sono di grande soddisfazione. "I bianchi sono eccellenti: morbidi, corposi, sapidi. Uve di altissimo grado zuccherino, con profumi straordinari. I rossi non sono da meno. Abbiamo vendemmiato un Franconia grandioso, splendido il Refosco. Ottimo il Merlot, acini sani, pieni, pesanti, tali da sembrare marmellata d'uva".
La raccolta è quasi terminata, ora si lavora a ritmi serrati in cantina. Le premesse ci sono tutte per avere vini da ricordare. E Giovanni sta già selezionando alcuni mosti da avviare all'invecchiamento.